Parrocchia, diventa ciò che sei!

Parrocchia Missionaria

La pastorale dell’ “avere” è legata alla risposta ai bisogni immediati


Una ragazza, morta a 26 anni di leucemia, ha lasciato scritto: “Perché, in questa situazione invece di sprofondare in un esaurimento nervoso sono generalmente felice? Forse, semplicemente, perché la mia felicità è molto radicata nel mistero, e non dipende solo da me… Anche se muoio, non ho vissuto invano”.

Parole inequivocabili, da cui traspare la coscienza del proprio limite, ma anche un bagaglio di serenità e di speranza. È ciò che oggi serve a molti, alla Chiesa intera come alla singola parrocchia, Così il card. Ravasi presenta le tentazioni di Gesù nel deserto: la religiosità terrenista, taumaturgica, politica.

La pastorale dell’”avere” [la voglia di trasformare le pietre in pane] è legata alla risposta ai bisogni immediati, non sempre di tipo spirituale interiore, ma esteriore. È facile esser tratti in inganno dalla voglia di avere più che di essere, dal pensiero della quantità più che della qualità, dal calcolo del tornaconto anziché dalle scelte di gratuità. Se si cade nell'idea dell’”usa e getta”, anche le relazioni interpersonali possono diventare formali e interessate.

La pastorale dell’”apparire” [il volo dal pinnacolo del tempio] è connessa alla pubblicità che colloca i suoi prodotti (religiosi) a basso costo; ma così rende la parrocchia una “stazione di servizi”. Se si cade nella logica del “self-service”, ci si consuma nel “tanto da fare” e si rischia di perdere di vista il compito di essere “segno e testimonianza” del Vangelo nel mondo.

La pastorale del “potere” [la promessa di gloria del tentatore] è quella in cui doti e servizi, carismi e ministeri sono vissuti come gradi di potere non come qualità offerte agli altri per l’utilità comune. Allora il confronto con gli altri, anziché elemento di ricchezza, diventa motivo di contrasto, arrivismo, contrapposizione tra persone e gruppi. Il laicato - se si lascia tentare - si clericalizza, rivendicando posti di gestione e di comando, e il clero, se non sta attento, si laicizza, riducendo la propria missione a “managerialità”.

La parrocchia, come Gesù, vince la tentazione dei pani, se mette al centro la Parola e rimane fedele a Dio e all’uomo: riceverà da Dio la consolazione per la sua fedeltà.

Vince la tentazione del tempio, se rifiuta ogni gestione di servizi pseudoreligiosi: riceverà da Dio la consolazione per la sua coerenza.

E vince la tentazione del monte, se preferirà il “potere dei segni” ai “segni del potere”, servendo con amore Dio e il prossimo: riceverà da Dio la consolazione per la sua umiltà!

 

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